RISERVATO ALLE DONNE CHE HANNO RAGGIUNTO IL TRAGUARDO DEI 40 ANNI

Elogio del cuore mite, di Alessandro Gnocchi e Paolo Gulisano

Nov 04, 2025

Da pochi giorni è in libreria Elogio del cuore mite, di Alessandro Gnocchi e Paolo Gulisano. Il libro, pubblicato da Edizioni Ares (160 pagine, 14 euro),
racconta il viaggio alla ricerca di ciò che ogni essere umano veramente desidera: l’incontro con uomini buoni che rendano più bello il mondo in cui viviamo.

Con piacere ho appreso di questo libro di recente uscita, Alessandro Gnocchi e Paolo Gulisano sono due uomini di intelligenza, fede e ampia cultura, l'articolo di seguito è preso dal sito ricognizioni

 

Alessandro Gnocchi e Paolo Gulisano

Quando abbiamo cominciato a immaginare e progettare un lavoro sulla mitezza, avevamo in testa un libro molto diverso da quello che, alla fine, ci siamo trovati a scrivere. L’idea ci pareva buona: proporre una sintesi ben articolata del “pensiero mite” da contrapporre a quelle del “pensiero forte” e del “pensiero debole”. Mostrare come “pensiero forte” e “pensiero debole” finiscano per manifestarsi come due facce della stessa medaglia, come il loro antagonismo sia in realtà ingannevole, eccetera, eccetera. Insomma, “pensiero mite” come terza via per tentare di uscire da una contrapposizione anche violenta tra due falsi opposti che, in realtà, sono molto intimi nel profondo.

Però, una volta raccolti tutti gli appunti e gli spunti e poi steso uno schema su cui lavorare, ci siamo resi conto che avremmo corso il rischio di stendere una sorta di manifesto del “pensiero mite” che di mite avrebbe avuto ben poco: sarebbe stato l’ennesimo, artificiale tentativo di guarire i mali del nostro vivere, confezionato allo scopo di imporsi su tutti gli altri in maniera ferma, indiscutibile e, forse, anche prepotente.

Abbiamo messo da parte appunti, spunti e schema, poiché ci è stato chiaro che il “pensiero mite” è un pensare connaturato al vivere mite e non ha alcun bisogno di essere sistematizzato. Ha solo bisogno di essere riconosciuto e poi vissuto e realizzato, a cominciare da noi stessi: senza curarsi che altri lo facciano, poiché un simile osservare e giudicare nulla avrebbe di mite.

Per tale ragione, anche nella scrittura di queste pagine ciascuno di noi ha seguito una strada propria, guardando con sincerità nella sua vita, negli incontri che lo hanno formato, nelle sue letture e nella sua preghiera. Solo alla fine, a libro assemblato, ci siamo resi conto di aver cercato veramente lo stesso tesoro. Confermati nell’idea che non si può avere un “pensiero mite” se non ci si abbandona alla mitezza e, soprattutto, se non facciamo i conti con il nostro desiderio personale di questa virtù. Così, più che un breve saggio, ogni capitolo è divenuto un personale canto alla mitezza che va a comporre un canzoniere del cuore mite.

Ed è opportuno, qui, ricordare l’etimologia della parola “mite”: in latino, “mitis” significa “dolce, tenero”. Lo si diceva anche di un frutto maturo. La mitezza, quando non è innata fin dall’infanzia, e non si può non guardare con commozione ai bambini miti, è il frutto maturo di un lavoro su di sé, sui propri difetti e sui propri vizi. È la meta di un cammino mai facile di cambiamento, di affinamento del proprio carattere. Diffidiamo di chiunque, prima di tutto di noi stessi, cada nella tentazione di affermare con certezza di “essere fatto in un certo modo” e, dunque, di non potere cambiare. In realtà, il cambiamento di mentalità, la metànoia, la conversione, è sempre possibile: come dovrebbe sapere ogni cristiano, ma anche ogni uomo di buona volontà. La mitezza è una qualità quasi fisica, ricorda una materia che si lascia plasmare senza opporre resistenza, come la cera morbida, e poi, tuttavia, si solidifica e diventa resistente e duratura. Non è un caso se un maestro di ascesi, dottrina e spiritualità come san Giovanni Climaco intitola il “Gradino XXIV” della sua Scala del Paradiso “Sulla mitezza, la semplicità, l’astensione dal male e la cattiveria acquisite e non innate”.

Ciò che caratterizza le persone miti non è la debolezza, ma la forza interiore. È la cifra di chi non ha bisogno di alzare la voce per far sentire la propria presenza. C’è un verbo che deriva da questo sostantivo e indica l’azione straordinaria che la persona mite può realizzare: “mitigare”, rendere l’ambiente, il clima umano, la comunità in cui si trova piacevole, misurato, amabile. Non a caso, sinonimi di mitezza sono bontà, clemenza, disciplinatezza, docilità, dolcezza, mansuetudine, obbedienza, ragionevolezza, tranquillità. E anche i suoi antonimi sono significativi: asprezza, brutalità, cattiveria, crudezza, durezza, prepotenza, violenza.

L’essere miti è dunque uno stile di vita, e non certo facile. Vuole dire vivere in pericolo, vuol dire essere preparati e pronti a essere colpiti e feriti. Vuole dire uno stile di vita sorretto dal pensare con mitezza che consiste, in prima istanza, nel rifiutare l’assioma dell‘homo homini lupus. Non bisogna vedere nell’altro un nemico, anche se lo può essere, anche se lo può diventare. E, quando lo si vede, bisogna amarlo. È ancora san Giovanni Climaco a dire che “La mitezza è una condizione stabile della mente, che rimane uguale a se stessa negli onori e nelle umiliazioni. La mitezza è pregare senza sensibilità e in maniera sincera per il prossimo, quando egli ci arreca turbamento”.

Il pensiero mite nasce dal silenzio, da uno sguardo contemplativo sulla realtà, desideroso di conoscere la verità. Non trova certo vita facile in un mondo come il nostro, sovraesposto alle urla di qualsiasi mezzo di comunicazione, dai più antichi a quelli tecnologicamente evoluti. L’esercizio della mitezza è sempre più ostacolato dal prevalere di quelli che ormai sono divenuti sfogatoi di rabbie, di frustrazioni, di ostilità. Eppure, si può essere miti in mezzo a questo chiasso infernale. “L’anima mite è trono della semplicità,” si legge al Gradino XXIV della Scala del Paradiso “la mente irascibile invece è artefice di cattiveria. L’anima mite accoglierà le parole della sapienza, perché il Signore guiderà i miti nel giudizio, o meglio nel discernimento. L’anima retta è compagna dell’umiltà, mentre l’anima malvagia è ancella della superbia. Le anime dei miti saranno sempre riempite di conoscenza, ma la mente in preda alla collera coabita con la tenebra e l’ignoranza”. Il mite non è un pavido, non è qualcuno che teme di fare sentire la propria voce, di obiettare, di indignarsi, ma tutto questo lo fa senza cedere alla tentazione del rancore e dell’amarezza.  Il mite è un frutto maturo, quindi non aspro, non acido: è dolce.  

La persona mite è un prezioso segno di contraddizione: testimonia il vero anticonformismo, che è quello definito da san Paolo nella Lettera ai Romani: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”. E come indicazione di metodo, la Lettera subito dopo fornisce questo prezioso suggerimento: “Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato”. 

 

Una nuova  comunità nascente che ha obiettivi e sogni da realizzare insieme!

In questa comunity ci sono donne che credono non sia più tempo di lamentii, accuse, condanne, che generano solo paura e tristezza, uccidono la speranza e la passione di costruire nel presente guardando al futuro con fiducia e forza. Vogliamo aprire una fase nuova, vogliamo irradiare in ogni piccola parte di mondo e di vita, la maggiore quantità possibile di tutto quanto di bello, buono, vero e  giusto declinato al femminile sia possibile realizzare concretamente attraverso il magico potere della sacra arte dell'ascolto.  Ognuna nel propio ruolo e ambito di vita. Coltivando insieme al meglio tutto ciò che abbiamo come potenzialità per portare a noi stesse e a tutti coloro con cui interagiamo, amore, bellezza e forza per fare delle nostre vite qualcosa di bello e gratificante.